Leggere è una gara?

Posted on 16 ago 2024

Bentornati su questi schermi! Era davvero da un sacco di tempo che non scrivevo nulla, e purtroppo anche il titolo dell’articolo ha un po’ a che fare con questa mia mancanza…

Negli ultimi mesi vi è mai capitato di non riuscire a trovare la voglia di iniziare un nuovo libro? Soprattutto se, come me, seguite qualche bookstragrammer vi sarete accorti di come sembrerebbe che si faccia quasi a gara a chi legge di più, chi pubblica più recensioni, chi partecipa a più GdL1, e così via. E tutto questo suscita in me un certo livello di fomo2 che sembra bloccarmi dall’iniziare una nuova lettura, qualunque essa sia.

Beh, spero di non essere l’unico che prova questa sensazione, anzi, sono quasi certo di non essere l’unico. Ho deciso di mettermi qui a scrivere non solo perché la voglia di ricominciare la lettura è tanta; non solo perché sono sicuro che là fuori ci sono decine – se non centinaia – di persone che, come me, hanno “paura” di ricominciare a leggere; non solo perché il vecchio dominio del blog era in scadenza e ho deciso di rinnovarlo (⁄ ⁄>⁄ ▽ ⁄<⁄ ⁄). Ok, i motivi sono tanti, ma il riassunto di tutti è lo stesso. Voglio riprendere a leggere e scrivere!

Per questo motivo, ho deciso di ricominciare da qualcosa di soft (o, perlomeno, che a me è sembrato tale). Da un po’ di tempo nella mia lista TBR3 permane un libro che mi ha sempre incuriosito, sia per il contenuto che per l’autrice. Si tratta del libro Un’educazione paperopolese. Dizionario sentimentale della nostra infanzia di Valentina De Poli. Non doveste conoscere l’autrice, vi dico solo che è stata per diversi anni direttrice del settimanale forse più amato da tutta Italia, il mitico Topolino! Anzi, la cosa che più ha stuzzicato la mia curiosità è proprio il ricordo del suo nome scritto proprio all’inizio di ognuno dei numeri del Topo che mi è capitato di leggere quand’ero piccino. Che poi, non posso negarlo, ho smesso di leggere con costanza Topolino da diversi anni, ma di tanto in tanto mi capita di volerne un assaggio, e quindi mi gusto la sua versione digitale per qualche tempo.

Proprio perché si tratta del primo libro che sto seriamente leggendo dopo diverso tempo di stallo, me lo sto gustando pian piano, come si fa con il dolce che più si ama. Ogni tanto, quando trovo una parte in cui mi ritrovo particolarmente, mi capita di rileggerla un paio di volte. Proprio come quando ti rompi una gamba, e dopo qualche settimana con il gesso ti sembra quasi di dover reimparare a camminarci su. La sensazione è più o meno quella.

E credo proprio che non avrei potuto fare una scelta migliore di questa: Valentina riesce a riportarmi indietro nel tempo, a farmi capire come centinaia di migliaia di persone abbiano provato le mie stesse emozioni leggendo le pagine del Topo, e di come tutte queste persone abbiano imparato molte delle parole che conoscono (se non, addirittura, a leggere!) proprio grazie alle avventure di paperi e topi! Valentina racconta di quante persone – nel corso della sua carriera alla direzione del settimanale – le abbiano confessato di aver imparato a leggere grazie al Topo, di aver imparato questa e quella parola (magari oggi considerata desueta). Ed è incredibile come anche io mi ritrovi in questo racconto: quanto spesso mi è capitato di leggere parole quali marrano, diseredato, infingardo, fedifrago e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare del “covriceffo con il purillo”, che ho imparato proprio in occasione di una serie a più puntate contenuta nel Topo, che aveva lo scopo preciso di evitare che le parole desuete – cioè oramai in disuso – vadano perse, che nessuno le utilizzi più.

Un qualunque scaffale di un qualunque lettore del Topo :) (foto presa dalla rete)

Mi ha sorpreso molto proprio questo fatto: nel tentativo di uscire da una zona “buia”, dove non riuscivo più a trovare l’ispirazione per iniziare una nuova lettura proprio perché mi sembrava che oramai tutti facessero a gara proprio in questa attività, ecco che Valentina mi ha aiutato ad uscirne, proprio però confermandomi che esistono migliaia di persone con cui condivido un pezzetto di vita vissuta, trascorsa a leggere le pagine di Topolino.

Vi confesso anche un’altra cosa: la mia voglia di ricominciare pian piano a riavvicinarmi al mondo della lettura (così come quella di scrivere questo pezzo) è saltata fuori anche grazie al post Instagram di Felicia Kingsley, dove lei condivide un bellissimo elenco di punti che ci spiegano come leggere libri non deve mai essere considerata una gara (grazie Feli!).

Però bando alle ciance: questo articolo era solo un pretesto per scaldare le penne (anzi, le tastiere…), perché vorrei ricominciare a scrivere più spesso (o, perlomeno, con più costanza di prima), visto che ora anche il lavoro che svolgo quotidianamente me lo permette. Ma questa è un’altra storia, che potresti leggere sul mio blog personale.

Intanto, prometto che non appena avrò concluso il libro di Valentina De Poli, ve ne parlerò meglio, per convincervi ancora di più che il mondo dei paperi e dei topi non è solo per “gli asini che non amano i libri”, ma in fondo è un po’ per tutti… ;)

A presto!


  1. gruppi di lettura ndr ↩︎

  2. Fear of Missing Out, «lett. “paura di essere tagliati fuori”, indica una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze, o contesti sociali gratificanti» – da Wikipedia ↩︎

  3. To Be Read, lett. “da leggere” ndr ↩︎